20/21-06-2020 Ride to Barolo, Km 150
Martedì 16 ho fatto la terapia con Ocrelizumab:https://www.aism.it/terapie_sclerosi_multipla_ocrelizumab_ocrevus.
L’infusione è andata bene, non ho avuto effetti collaterali, le infusioni precedenti avevo avuto irritazioni alla gola durante la somministrazione, questa volta no, quindi non è stato necessario fare uno stop an go ed è stato tutto più fluido e veloce.
Arriva il weekend, pur sapendo di non dover forzare e di dover riposare, è una terapia immunosoppressiva e i linfociti scarseggiano, ho comunque voglia di pedalare. Ovvio che non voglia cimentarmi in chissà che impresa, ma l’idea di stare a casa, soprattutto dopo questo periodo di lock-down, davvero mi deprime.
Così ricevo un invito da amici per passare il weekend a Barolo. Un invito con un tempismo perfetto, mi dà modo di unire la buona compagnia e una pedalata senza grandi pendenze oltre che la gioia di godere di uno stupendo panorama.
Sabato 20, parto tardi, ho bisogno di fare della manutenzione sulla bici, quando sono pronto sono circa l’una passata. Il percorso è in leggero falsopiano, ma nulla di impegnativo, in circa tre ore e mezza sono a casa dei miei amici, dopo km 75, trovarlo non è stato semplicissimo, in quanto ad un certo punto la strada asfaltata si interrompe e inizia una salita in una stradina non asfaltata come detto in salita con il sole a picco.
Il ben venuto, con tavola imbandita, il panorama che si può godere dalla casa e la tranquillità della zona, valgono la salita sterrata finale.
Ciliegina sulla torta è la Jacuzzi rigenerante che dopo la pedalata aiuta a rigenerarmi e rilassarmi.
Il fisico risponde bene, considerando la terapia fatta da poco, passo una piacevole serata tra chiacchere ed un pò di musica.
Il giorno dopo, pranziamo e verso le 16:00 parto, ci vogliono circa tre ore più o meno per essere a casa, la giornata è soleggiata senza l’ombra di una nuvola e ho intenzione di pedalare con calma e godermi il percorso. In torno alle 17.30 mi rendo conto che il mio cell si è spento, cerco un bar dove metterlo in ricarica, strano, lo avevo caricato poco prima di partire. Dopo trenta minuti comprendo che non è la batteria, si è proprio spento.
Ritorno a casa, pensando che è solo un cell, ma che in realtà lo utilizzo per molte cose, foto, app che mi registrano il percorso, scrivo sul BLOG, sui social in generale, invio email e ho le scansioni dei documenti…
Morale, ci metterò tre gg per recuperare i numeri di telefono, questo episodio mi ha fatto comprendere che fare backup regolari e ben impostati mi eviterà un mal di pancia in futuro. Non è un problema ma è sicuramente una seccatura, che piaccia o meno, oggi giorno il cell non è un cellulare, credo che possa essere una estensione del nostro modo di comunicare , di relazionarci a più livelli.
Pedalando senza smartphone, immediatamente ho la sensazione che mi manchino dei “punti di riferimento”, ma mentre continuo il percorso guardando solo più i cartelli stradali la memoria scorre al mio primo viaggio nel 94’ quando a 16 anni, in compagnia del mio amico Riccardo, andammo in costa azzurra, o quando feci Torino – Amsterdam con una cartina fino in Francia e quando avevo internet mi studiavo un percorso su google maps, trascrivendo il nome dei paesi su un foglio e il giorno dopo iniziavo a pedalare con quei riferimenti e le indicazioni delle persone che incontravo. Ad Amsterdam arrivai comunque.
Oggi, la tecnologia ci supporta, forse, avendo attraversato le varie fasi, dal nulla del 94’, dove c’erano solo le cartine, all’oggi dove le App ti ricostruiscono il percorso in tre D… forse una parte “romantica” e un certo tipo di interazione si è persa. Ancora oggi nei miei viaggi, intendo quelli estivi di più settimane, pur avvalendomi di GPS e App, tendo sempre a chiedere alla gente del luogo delle info. vuoi perchè entri in contatto con nozioni e realtà del luogo che un App non sà darti, vuoi perchè l’interazione con gli altri la trovo costruttiva ed arricchisce il mio viaggio. Le persone che incontro, viaggiando in solitaria, divengono parte esse stesse del viaggio.
Immerso fra questi pensieri e concentrato nell’ascoltare le gambe e le sensazioni post terapia, torno a casa dopo 150 Km, per cena, con una bella sensazione fisica, ora attenderò che la terapia faccia il suo decorso, appena possibile riprenderò gli allenamenti oltre al ciclismo, anche in piscina per preparami per il prossimo viaggio.
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